Tratto dal testo di Eleonora Fiorani alla presentazione della mostra personale “Trappole e paesaggi”
Un filo sottile collega le Trappole alla serie di opere Promised Land del 2016, 4 strutture,contenitori in ferro argenteo e lucente, irte su sottili sostegni che rammemorano anch’esse le zampe ragnesche delle Trappole, che ospitano al loro interno l’immagine di paesaggi volti al cielo, in giochi di luce e di ombre. Sono terre promesse veicolate da incantati cieli azzurri, il colore che invita l’uomo verso l’infinito destandogli la nostalgia del puro e del soprasensibile e che ci rimanda alla vastità dell’universo, alla fusione uomo-cosmo, uomo infinito. E’ il colore delle vastità cosmiche e planetarie, dell’astrazione lirica e dell’utopia.
Sono paesaggi del silenzio, paesaggi dell’anima, in cui le presenze architettoniche si dispongono in linee di fuga e tuttavia un lembo di tessuto appeso a un palo è volto verso la terra e ad essa ci riporta. L’immagine evoca ciò che essa esclude e suscita la nostalgia di ciò che non si dà al nostro sguardo, in un gioco di presenza e assenza.